Progetto di Rapporto di Guy Verhofstadt, sui possibili aggiustamenti ed evoluzione dell’attuale assetto istituzionale dell’Unione Europea

RIASSUNTO  DEL  PROGETTO  DI  RAPPORTO  VERHOFSTADT  ALLA  COMMISSIONE

AFCO  DEL  PARLAMENTO  EUROPEO  (VERSIONE  DEL  14  OTTOBRE  2015).

Il  progetto  di  rapporto  Verhofstadt  – non  ancora sottoposto  alla  commissione  “Affari  costituzionali”  del  Parlamento  europeo  –  ritiene  che  non  sia  più  tempo  di  apportare  ritocchi  parziali  ai  Trattati  in  vigore,  né  di  adottare  nuovi  accordi  intergovernativi  al  di  fuori  dei  Trattati  ma  di  avviare  una  riforma  globale  del  Trattato  di  Lisbona  secondo  il  metodo  della

Convenzione  composta  dai  rappresentanti  dei  governi  nazionali,  dei  Parlamenti  nazionali,  della  Commissione  europea  e  del  Parlamento  europeo.

Tale  riforma  dovrebbe  mettere  fine  alla  pratica  attuale  delle  deroghe  (o  clausole di  “opting-out”)  attualmente  concesse  ad  alcuni  Stati membri  e   riaffermare  il  principio  di  “un’ Unione  sempre più  stretta  fra  i  popoli  d’Europa”  sancita  dall’ art.  1  del  Trattato  di  Lisbona.  L’attuale

Europa  a  “geometria  variabile”  dovrebbe  essere  sostituita  da  un’Europa  a  due velocità  in cui  un  largo  “nocciolo  duro”  di  Stati membri  dovrebbe  proseguire  la  sua integrazione  politica  sulla  base del  “metodo  comunitario”,  mentre  una  piccola  periferia  di  Stati  dovrebbe  disporre  di  uno  statuto  di  “membri  associati”  con  corrispondenti obblighi  e  diritti  (NB  :  Questa  formula  corrisponde  a  quella  già  proposta  da  Andrew  Duff  nel  suo  progetto  di  “Fundamental  Law”).

Il  progetto  di  rapporto  si  concentra  sulla  riforma  della  governance  economica  della  zona  Euro  attraverso  la  creazione  di  uno  strumento  comune  di  debito  (quale  proposto  nel  2011  dal  Consiglio  di  economisti  tedeschi)  sotto  forma  di  un  Fondo  europeo  di  riscatto,  l’attribuzione  all’Eurozona  di  una capacità  fiscale  propria,  la  creazione  di  un  Ministro  europeo  delle  Finanze  e  di  un  bilancio  della  zona  Euro  nonché  l’attribuzione  alla  BCE  dello  statuto di  prestatore  di ultima  istanza,  con  il  conseguente  aumento  dei  poteri di controllo  del  PE  al  fine  di  assicurare  la  legittimità  democratica  della  nuova  architettura  istituzionale.

Le  misure  legislative  riguardanti  la  zona  Euro  dovrebbero essere  votate  dal  PE  in  una  composizione  limitata  ai  parlamentari  dell’Eurozona.  Inoltre  il  rapporto  chiede  una  riforma  della  procedura  elettorale  per  il PE  al  fine  di  permettere  ai cittadini  europei  di  votare  anche  per  liste  europee  di  partiti.  Il  rapporto  propone  inoltre  di  estendere  il  diritto  di  iniziativa  legislativa  –  oggi  monopolio  della  Commissione  europea  –  alle  due  camere  del  legislatore  europeo  (PE  e  Consiglio  dei  Ministri)  e  di creare  una  procedura  di  “carta  verde”  che  permetta  ai  Parlamenti  nazionali  di  sottoporre  proposte  legislative  al  Consiglio.  Il  rapporto  propone   infine  di  creare un  nuovo sistema  di  “risorse  proprie”  che il  Consiglio  dovrebbe  decidere  a  maggioranza  qualificata  (e  non  più  all’unanimità)  in  codecisione  con  il  PE.

All’eccezione  del  potere  di  iniziativa  legislativa  da  attribuire  anche  ai  Parlamenti  nazionali,  le  proposte  di  Verhofstadt  sono  grosso  modo  le  stesse  che  propone  Andrew  Duff  nel  suo  Protocollo  di  Francoforte  da  allegare al  Trattato  di  Lisbona.

Il  rapporto  Verhofstadt  propone  anche  un rafforzamento  di  alcune  politiche  dell’Unione  (politica  energetica,  politica  migratoria  e  di asilo  nonché  della politica  estera).  Inoltre,  l’ultima  proposta  innovativa  sul  piano  istituzionale  è  di  modificare  la  procedura di  adozione  dei  Trattati  europei,  che  dovrebbe  passare  dall’attuale  unanimità  ad  una  maggioranza  qualificata  dei  4/5  degli  Stati (previo  accordo  del  PE).  Anche  tale  proposta  è conforme  a  quella  proposta  da  Andrew Duff  nella  sua  “Fundamental  Law”.

Va  notato  tuttavia  che  la  risoluzione  proposta  da  Verhofstadt  non  è  una  vera  e  propria  proposta  di  riforma  dei  Trattati  da  parte  del  PE  ai  sensi  dell’art.  48(2)  TEU.   Il  PE  si  riserva  di  presentare  le  sue  proposte  formali  in  tempo  utile  dopo  il  Libro  Bianco  della Commissione  europea  previsto  nella  primavera  2017.

Progetto completo in Verhofstadt (rivisto)

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